Il turismo nella regione Piemonte

Le industrie e le fabbriche che la regione piemonte a sviluppato negli anni hanno permesso di pari passo la crescita del turismo. " Non meno difficile è calcolare quale contributo derivi all'economia del Piemonte dal movimento turistico."

Generalmente gli stessi Piemontesi, tratti dal loro carattere a non valutare adeguatamente risorse e capacità di casa propria, riguardano la loro regione come scarsa di attrattive per il turista medio. E ciò facendo, attribuiscono tali inferiorità alla mancanza di quei grandi centri d'arte, che attirano folle di visitatori in altre regioni d'Italia. Ma non pensano abbastanza al complesso del movimento che si crea intorno ai centri di frontiera, lungo l'arco alpino, alle stazioni climatiche e sportive, frequenti in montagna, alle città alberghiere del lago Maggiore. Sta di fatto, che ove si tenga solo conto dei forestieri, italiani e stranieri, ospitati negli alberghi, nelle pensioni, nelle locande durante il 1958, appare che il Piemonte, con i suoi 1.196.092 clienti, può benissimo allinearsi per questo riguardo con le regioni più turistiche, diciamo così, d'Italia.

Il distacco, invece, si nota quando si abbia riguardo al numero delle presenze. Il ritiro del Piemonte dai primi posti nella relativa graduatoria si spiega col fatto che le presenze degli stranieri negli alberghi piemontesi non rappresentano che una assai modesta aliquota, rispetto al totale delle presenze. Si calcola che il rapporto tra le presenze di stranieri e quelle di Italiani, sia di 1 a 5. Eppure gli stranieri entrano in folte masse nella nostra regione. Quasi un terzo degli stranieri entrati nel 1958 in Italia per via stradale è passato per gli undici transiti che dalla Francia e dalla Svizzera immettono in territorio piemontese. E in territorio piemontese è entrato pure un terzo degli stranieri giunti in Italia per ferrovia. Si aggiunga, che anche a prescindere dall'apertura dei nuovi trafori valdostani, tale rapporto è destinato ad aumentare perchè, da qualche anno a questa parte, il movimento degli ingressi per strada ha superato quello degli ingressi per ferrovia. Nel 1958, per via ordinaria, sono entrati in Italia, attraverso il Piemonte, 1.609.821 stranieri: per ferrovia solo 827.491. S'è eletto or ora «attraverso il Piemonte»; in realtà la grande maggioranza degli stranieri che entrano in Piemonte, vi transitano soltanto, non vi si fermano. Ciò non significa che tale passaggio sia assolutamente infruttuoso per il commercio locale. Soprattutto gli stranieri in uscita hanno convenienza a fare gli ultimi acquisti a Torino o a Cuneo.

Come è facilmente comprensibile, nel movimento degli stranieri figurano in primo piano i Francesi: seguono a distanza i Tedeschi, gli Inglesi, gli Svizzeri, i Nordamericani, i Belgi, gli Olandesi, gli Svedesi. In complesso, l'attrezzatura turistica piemontese è adeguata ai bisogni cui deve soddisfare. Anzi, quanto a numero di alberghi, di pensioni e di locande, il Piemonte è eli poco inferiore alla Lombardia, e supera tutte le altre regioni d'Italia. Ma in Piemonte gli esercizi alberghieri hanno una grandezza media, minore di quella del resto d'Italia. Il 77% di essi, è costituito, di fatto, da esercizi non superiori alle 10 camere. Particolarmente poco numerosi sono gli alberghi di lusso e di prima categoria, mentre sono ben più frequenti gli esercizi inferiori di modeste dimensioni. Un gran numero di questi minori esercizi è dato dagli alberghetti e dalle pensioncine di montagna, dove affluiscono d'estate impiegati ed operai in ferie con le loro famiglie, d'autunno i cacciatori, e d'inverno le comitive di sciatori : una clientela, insomma, che non ricerca sicuramente gli alberghi di lusso. Sono abbastanza numerosi, rispetto ad altre regioni, gli uomini d'affari e le persone in viaggio per motivi professionali. Sul totale però non rappresentano che una aliquota assai modesta. Vi è infine la classe degli immigrati singoli, generalmente meridionali, che vivono in locande o pensioni. Il fatto che questi immigrati senza famiglia sostano a lungo in locande o in pensioni può forse spiegare la maggior durata delle presenze medie in questi modesti esercizi, rispetto alle presenze medie negli alberghi e nelle pensioni di categorie superiori.

Una delle seggiovie che alimentano il turismo nella montagna piemontese ( Bardo necchia ).

 

La ricettività alberghiera, per numero e per qualità di esercizi, varia di molto, da zona a zona, a seconda dell'intensità e del genere dell'attrattiva turistica. Così, per esempio, vi sono intere province, come quelle di Asti e di Vercelli, che dalle statistiche non risultano avere avuto nel 1958 clienti in alberghi di lusso, o di prima categoria. Per contro, la provincia di Torino ha ospitato in alberghi di lusso, o di prima categoria, un numero di clienti superiore a quello accolto in alberghi di seconda categoria e in pensioni di prima categoria. Praticamente, il grosso degli Italiani e degli stranieri, che scende ad alberghi e pensioni di classe superiore, si divide fra Torino, i centri sciistici della sua provincia, la sponda piemontese del lago Maggiore e la valle d'Aosta.

La funivia che attraversa la catena del Bianco, nel tratto Courmayeur-Rifugio Torino.

 

In Torino e provincia, dove alla fine del 1958, si contavano 301 alberghi, si è avuto nello stesso anno un afflusso di 495.359 turisti italiani e 137.777 esteri, che si trattennero per un complesso di 1.964.844 giornate di presenza. Sempre nel 1958, tra Baveno, Stresa e Pallanza, si sono divisi 32.049 turisti italiani, e 85.472 turisti stranieri, per un insieme di 334.142 giornate di presenza, delle quali quasi 144.000 nella sola Stresa. Quanto alla valle d'Aosta, che pure nel 1958 ha totalizzato più di 120.000 turisti, per un quarto stranieri, è da ricordarsi la presenza di località, come Courmayeur, in cui le giornate di presenza superano quelle di alcune tra le più rinomate stazioni turistiche del Trentino e dell'Alto Adige. Minore di quello delle Alpi trentine, il movimento di ospiti delle Alpi piemontesi è tuttavia il triplo del movimento segnato dalle Alpi lombarde.

Stando ai quasi 4 milioni e mezzo di presenze, risultanti per il Piemonte dalle statistiche ufficiali per il 1958, e calcolando una spesa minima di 3000 lire al giorno tra vitto e alloggio per ciascun turista, se ne dedurrebbe che le entrate per il turismo, nei luoghi di soggiorno e cura del Piemonte, siano ammontate nel 1958 a più di tredici miliardi. Ma la cifra si può dire senz'altro inferiore al vero, sia perchè non tiene conto dei molti ospiti alloggiati in case private, sia perchè, soprattutto nei centri vicini alla frontiera, sono assai numerosi gli escursionisti, che pur non sostando neppure una giornata, fanno ugualmente qualche spesa. Altro e più arduo discorso, sarebbe quello relativo alla ripartizione di tali benefici per località e per categorie di addetti. Ricorderemo soltanto che a Torino, delle entrate del turismo locale vivono circa 13.000 persone nel solo campo alberghiero. Quanto ai motivi di richiamo che alimentano il turismo in Piemonte non se ne fa qui esplicita menzione, nella speranza ch'essi risaltino abbastanza chiaramente dai cenni descrittivi che seguiranno.

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