Hip Hop, una cultura figlia del Bronx

La danza hip hop nasce intorno agli anni '70 e '80 del Novecento. In realtà, quando si parla di hip hop si deve fare riferimento non solo alla danza, ma ad un intero movimento culturale che proprio in quegli anni si sviluppò negli Stati Uniti, in particolare nel Bronx e all'interno delle comunità Afro e Latino-americane.

A coniare il termine "Hip hop" fu DJ Kool Herc, all'anagrafe Clive Campbell, musicista e disc jockey di origine jamaicana, che lo usò per indicare la propria musica. Durante le feste alle quali egli si esibiva (chiamate Block party, ossia feste di quartiere), egli introdusse il break, ossia un intermezzo musicale molto ritmato caratterizzato dalla presenza di percussioni. Vedendo che il break era il momento nel quale i giovani ballerini preferivano esibirsi, Kool Herc decise di allungarne la durata ripetendone i suoni (quello che tecnicamente si chiama loop).
A contribuire alla diffusione del movimento non fu solamente la musica, bensì anche il fenomeno del writing, ossia dei graffiti. La città, infatti, era concepita dai giovani come uno spazio di possibile espressione dei propri sentimenti e questo portò sicuramente ad un rafforzamento del senso di comunità.

In seguito all'attenzione dei mass media a questo nuovo fenomeno culturale urbano, l'hip hop di diffuse in tutti gli Stati Uniti, giungendo sino al Vecchio Continente, dove inizia ad affermarsi a partire dagli anni '90.

Nella danza l'Hip hop riunisce tutte le caratteristiche tipiche dei borghi multietnici dal quale il movimento si sviluppa: questo infatti si ispira alle danze tradizionali africane e cinesi, alle arti marziali e alle Capoeira brasiliana.

Nonostante l'hip hop sia un tipo di danza che ha ben poco a che fare con il mondo accademico (sono le strade e i marciapiedi delle città infatti la vera culla di questo ballo), attualmente sono molti i centri e nei quali si organizzano corsi professionali.
 

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