Con pesca subacquea si intende l'attività di pesca in immersione, effettuata sia in apnea che con l'ausilio di autorespiratori.
La pratica della pesca con i respiratori, praticata in passato, è oggi limitata alla cattura degli echinodermi (ricci di mare, stelle marine, cetrioli di mare, crinoidi) ed alla raccolta del corallo, mantenendo dunque una forma puramente professionale.
La pesca in apnea invece, conosciuta più semplicemente come pesca subacquea, è l'unica forma di pesca consentita e regolata in Italia dalle normative vigenti ed è praticata a livello professionale ma anche e soprattutto a livello sportivo e ricreativo.
La sportività di questa forma di pesca è dovuta appunto dal fatto di essere praticata in apnea, senza l'utilizzo di respiratori; l'ambiente nel quale si effettua la caccia, habitat naturale della preda e non dell'uomo, fa sì che la durata dell'immersione non sia superiore a tre minuti. È proprio questa caratteristica a segnare la sportività della pesca subacquea.

La storia della pesca subacquea nasce in seguito all'esigenza primaria dell'uomo di procurarsi ciò di cui nutrirsi o oggetti utili allo svolgimento delle proprie attività, quali conchiglie, spugne e perle. Per arrivare ad una concezione sportiva della pesca bisognerà attendere fino alla metà del XX secolo. Fino agli anni '40, infatti, la pesca subacquea veniva praticata soprattutto con fini commerciali ed era praticata principalmente nel Mediterraneo e nel Pacifico.
Solamente a partire dal decennio successivo, grazie alle innovazioni tecniche e metodologiche apportate alla subacquea, la pesca raggiunge una certa diffusione e popolarità, tanto che la Federazione Italiana Pesca Sportiva inizia la promozione dell'attività attraverso l'organizzazione di competizioni.  

Ad oggi le tecniche maggiormente utilizzate sono quattro, che possono essere applicate sia singolarmente sia combinate tra loro. Esse sono l'aspetto, la tana, la caduta e l'agguato.
La pesca all'aspetto è utilizzata soprattutto per la cattura dei pesci che non sono soliti intanarsi frequentemente. Il pescatore cercherà di stare il più possibile immobile, sdraiato al suolo, in attesa appunto della preda, la quale per curiosità o per istinto territoriale tenderà ad avvicinarsi al pescatore.
La pesca in tana è invece una tecnica utilizzata per la cattura delle specie che hanno l'abitudine di rifugiarsi in tana.
La caduta si pratica in movimento e consiste nel colpire il pesce mentre ci si cala sul fondo. Questa tecnica è piuttosto difficile poiché, essendo totalmente allo scoperto da eventuali ripari e in movimento, le prede percepiscono facilmente le vibrazioni prodotte dal pescatore.
La pesca in agguato sfrutta invece i ripari naturali offerti dal sottofondo marino e prevede che il pescatore sia dotato di «acquaticità», ossia della capacità di muoversi agilmente nell'acqua. Ed è proprio questo requisito a rendere l'esecuzione della tecnica piuttosto difficile, poiché il movimento richiede un grande sforzo energetico e una notevole capacità polmonare.

La scelta dei metodi e delle tecniche dipenderà dalle prede, dai nostri gusti personali ma soprattutto dalle caratteristiche del fondale.
 

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