Monitorare
la situazione dell'Artico, oltre che fare il punto sul preoccupante fenomeno dello
scioglimento dei ghiacciai e proporre nuove soluzioni: è questo il tema del
summit in programma quest'oggi presso la
Casa Bianca e che vedrà protagonista, tra i 25 Paesi invitati, anche l'Italia e alcuni
progetti scientifici nostrani.
UN SUMMIT PAN-ARTICO -
"Tutti si aspettano un forte contributo da parte dell'Italia": è con queste parole che il Ministro per l'Istruzione e la Ricerca,
Stefania Giannini, una delle relatrici del convegno, ha presentato il
summit in programma per il 28 settembre presso la
Casa Bianca. A Washington, infatti, si ritroveranno i Ministri della ricerca scientifica di
25 Paesi da tutto il mondo per condividere gli ultimi risultati sullo scioglimento dei ghiacciai e dare finalmente il via a un vero e proprio
sistema integrato pan-artico per monitorare il fenomeno. La Giannini, come detto, sarà la relatrice di una delle
quattro sessioni previste nel corso dell'incontro, ma la presenza dell'Italia sarà testimoniata soprattutto da un innovativo progetto, basato su dei radar e
sviluppato appositamente dal CNR (Centro Nazionale delle Ricerche).
IL PROGETTO ITALIANO - La stessa Giannini, di recente, aveva spiegato che la
salvaguardia dell'Artico e del permafrost (i terreni ghiacciati tipici delle regioni del nord) è "
una delle priorità" del piano di ricerca italiano, grazie anche a un fondo di circa
dieci milioni di euro, stanziato per il periodo 2016-2018. E anche secondo
Armando Varricchio, capo della delegazione scientifica italiana alla Casa Bianca,
"è fondamentale mitigare gli effetti dello scioglimento dei ghiacciai marini e venire incontro alle esigenze di tutte le popolazioni locali". L'obiettivo è quello di rafforzare, attraverso il
Tavolo Artico attivo presso il Ministero degli Esteri, la cooperazione internazionale e dare vita un
coordinamento tra tutti i Paesi facenti parte del cosiddetto
Consiglio Artico, di cui l'Italia è da alcuni anni anche membro osservatore. Tra i progetti che saranno presentati al
summit, quello del CNR si caratterizza per
l'impiego di radar satellitari, capaci di rilevare anche le minime deformazioni di un terreno a molti chilometri di distanza, risalendo quindi alle
cause dello scioglimento del
permafrost.
"Il fenomeno ha assunto proporzioni spaventose negli ultimi due decenni a causa del global warming" ha spiegato
Enrico Brugnoli, direttore di uno dei dipartimenti del CNR: il ricercatore ha aggiunto che una soluzione va trovata prima che si arrivi, entro vent'anni, al
paradosso di avere estati artiche senza più la presenza di ghiaccio.