Il gioco degli scacchi ha origini antichissime: secondo alcuni studiosi deriverebbe da un antico gioco praticato in India nel VI secolo, il chaturanga.
Arrivato poi in Persia, il gioco subì alcune modifiche e prese il nome di shatranj. Furono però gli arabi ad esportarlo in Europa durante il Medioevo, in seguito alle campagne di conquista nell'area di al-Andalus.

Legata alla storia degli scacchi vi anche è una curiosa leggenda. Si narra, infatti, che il re dei persiani Khusraw II Parviz, poiché terribilmente annoiato, minacciò di decapitare tutti i suoi sudditi qualora non gli fosse stato presentato un gioco per trascorrere il proprio tempo.
A colui che, invece, fosse stato capace di farlo divertire avrebbe donato qualsiasi cosa, esaudendo ogni sua eventuale richiesta.
Si presentarono alla corte ogni sorta di artisti e uomini di ogni genere: saggi, giullari, eruditi e fachiri. Anche i funzionari reali e l'intera corte si sforzò di trovare un metodo che potessi di nuovo far tornare il sorriso sulle labbra di Khusraw ma nessuno vi riuscì.

Un giorno si presentò a corte un certo Sussa ibn Dahir al-Hindi, conosciuto più semplicemente con il nome di Sissa. Egli distese di fronte al re un tappeto sul quale aveva disegnato 64 caselle, suddivise in due colori: bianche e nere.
Estrasse poi alcune statuine e, posizionandole sulle caselle, spiegò al re che erano la rappresentazione di due eserciti schierati nel campo di battaglia. Il re rimase fin da subito affascinato dai movimenti previsti dagli scacchi, chiedendo immediatamente a Sissa cosa volesse gli fosse donato in segno di gratitudine. Inizialmente il giovane si rifiutò di esprimere ogni richiesta ma, vista l'insistenza del sovrano, fu costretto a cedere. Egli domandò che gli fosse dato qualche chicco di grano per ogni casella della scacchiera, precisamente uno per la prima, due per la seconda, quattro per la terza e così via, raddoppiando il numero di chicchi man mano si procedeva. Inizialmente il sovrano sorrise, sorpreso per l'umile richiesta di Sissa. Quando però i contabili del regno gli presentarono il conto, il re impallidì: i granai erano stati completamente svuotati poiché erano stati donati ben 18 trilioni 446 biliardi 744 bilioni 737 miliardi 09 milioni 551mila 615 chicchi di grano!

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