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Ognuno ha diritto a compiere il proprio impiego in un ambiente non pericoloso, all'interno del quale non vi siano probabili rischi per la salute dei lavoratori. La presenza di impianti antincendio si configura come un criterio fondamentale per evitare che lo scoppio di un fuoco diventi una sciagura.
Munirsi di un sistema antincendio, però, non è sufficiente per l'incolumità dell'edificio sede della tua azienda e di coloro che vi prestano attività o transitano. Le disposizioni in materia, pertanto, prevedono un piano di manutenzione per tutti i dispositivi antincendio.
A riguardo, la normativa sulle apparecchiature per l'estinzione di incendi individua la frequenza degli interventi di manutenzione e le modalità attraverso le quali questi vanno eseguiti.
La manutenzione dei dispositivi antincendio
è obbligatoria e a carico del titolare dell'azienda.
Il datore, infatti, deve garantire che sia rispettata la normativa relativa alla manutenzione degli impianti. In caso di non presenza dell'estintore, insufficienza numerica, mancanza di apposita segnaletica oppure irraggiungibilità del dispositivo, il datore è punito con il pagamento di un'ammenda, dai 1000.00 ai 6400.00 euro, o persino con l'arresto.
La manutenzione è composta da quattro distinte fasi. La fase di sorveglianza può essere svolta da un addetto interno all'impresa stessa e consiste nel verificare la presenza di tutti gli accorgimenti necessari, quali integrità del dispositivo, segnaletica, accessibilità, eventuali manipolazioni, chiarezza delle iscrizioni e dotazione del libretto.
Qualora l'addetto alla fase di sorveglianza notasse anomalie, le comunicherà subito alla ditta incaricata alla manutenzione dei dispositivi. Le restanti fasi, invece, devono obbligatoriamente essere svolte da tecnici esterni e qualificati e rispettando scadenze temporali ben definite. Se il controllo verrà effettuato ogni 6 mesi, la revisione e la sorveglianza cambieranno a seconda della tipologia di dispositivo.
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