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Il 25 Aprile, Anniversario della Liberazione d'Italia, si ricorda la fine dell'occupazione tedesca in Italia e la caduta del regime fascista.

Il 24 aprile del 1945 gli Alleati, che già da un paio di settimane avevano iniziato la propria offensiva nel nord della Penisola, superarono il fiume Po. Il giorno successivo, i soldati tedeschi e quelli militanti nella Repubblica di Salò lasciarono Milano e Torino, dove la popolazione era insorta e i partigiani giunti in città.

La data del 25 Aprile per ricordare la liberazione dal nazi­fascismo, fu stabilita convenzionalmente nel 1949, giorno in cui vennero liberate Milano e Torino. La liberazione mise fine a 20 anni di dittatura fascista e a quasi 5 anni di guerra. Ed è in quel 25 aprile che dobbiamo rintracciare le origini della Repubblica Italiana: è il simbolo di un percorso che porterà gli Italiani alla libertà, alla scelta tra monarchia e repubblica. L'anniversario della Liberazione è la festa di un popolo che ha avuto il coraggio di scegliere il proprio futuro.

Inizialmente fu tramite un Decreto legislativo provvisorio, emanato il 22 aprile 1946, che si riconobbe il 25 Aprile come festa nazionale, limitatamente per quell'anno. Da quel momento, la data della ricorrenza rimase di fatto costante e fissata definitivamente con la Legge del 27 maggio 1949, n. 260 (Disposizioni in materia di ricorrenze festive).


La Resistenza «taciuta»: il ruolo delle donne

A partire dal 1943, in Italia iniziarono le azioni di resistenza. Reclutando membri appartenenti a tutte le classi sociali e forze politiche, la Resistenza si configurò come movimento di ribellione popolare ed interclassista, diffuso sia negli ambienti rurali che nelle città. Un contributo rilevante alla Resistenza è, senza dubbio, quello delle donne. Protagoniste celate dietro le quinte e vero motore dell'organizzazione partigiana, dapprima sostituendo gli uomini nel lavoro in fabbrica e poi scegliendo di mettere a rischio la propria vita. Furono le donne ad occuparsi della raccolta di medicinali, della fornitura di viveri e armi e della preparazione di ripari ai soldati, mettendo a rischio la propria vita.

I dati dell'epoca rilevano 35 mila donne partigiane, anche se stime successive faranno salire il loro numero sino a 2 milioni. Sono i numeri a raccontare la loro presenza: 4653 le donne arrestate e torturate, quasi 3000 deportate in Germania e altrettante fucilate o impiccate, 1070 quelle cadute in combattimento. Una donna che non è più solamente moglie, madre e giovane donna. Una donna che scardina l'immaginario fascista della «regina del focolare domestico». Una donna che, cavalcando l'onda dell'emergenza, ha il coraggio di rompere i tradizionali equilibri di genere.
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