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Studio commissionato da Greenpeace


La percentuale di energia da fonti rinnovabili è in continua crescita non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. Una crescita che oltre a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, per quanto riguarda la produzione dell’energia elettrica, sta anche cambiando per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento dell’energia stessa.

Le fonti di energia rinnovabile all’inizio erano tutti impianti di grandi dimensioni, mentre negli ultimi tempi molti cittadini si sono orientati verso una produzione "propria", magari abbinandola ad una vendita della quota che supera il loro fabbisogno. 

Partendo da questo fenomeno in costante crescita, Greenpeace ha commissionato uno studio ad hoc, dal quel sono venuti fuori dei risultati sorprendenti, che parlano di un 45% di cittadini dell’Unione Europea che nel 2050 autoprodurrà l’energia elettrica necessaria per la loro vita. Dallo studio si vede che in Italia la percentuale sarebbe minore, ma comunque importante, visto che raggiungerebbe il 40%. La percentuale è sicuramente significativa, ma lo è ancora di più il numero dei cittadini, 264milioni nel totale dell’Europa, che adotterebbero questa soluzione. 

Il fenomeno dell’autoproduzione dell’energia elettrica sta conoscendo questo grande incremento anche perché il costo degli impianti da installare, è in calo, specialmente per quanto riguarda il fotovoltaico, ed inoltre perché è apparso sul mercato anche il "mini eolico", così da far diventare una parte della popolazione "energy citizens".

Lo studio è stato realizzato, su richiesta di Greenpeace, dal centro CE Delft, che è altamente specializzato per quanto riguarda le tematiche ambientali, incaricandolo di capire quali sono le prospettive dell'energia "autoprodotta". Il documento finale che è stato prodotto dagli esperti di CE Delft conferma che gli "energy citizens" in presenza di un apposito "quadro normativo", saranno, in futuro, i veri protagonisti del mercato. 

"Energy citizens" è un termine che non comprende soltanto le utenze domestiche installate da privati, ma anche quelle di medie e piccole imprese, che con questo sistema vogliono provare a risparmiare, oltre che ad inquinare meno, e degli impianti che si trovano sugli edifici pubblici.

Secondo i dati dello studio, in testa alle nazioni europee ci sono Svezia e Lettonia. La crescita percentuale dell’approvvigionamento da fonti rinnovabili sarebbe graduale, arrivando al 19% nel 2030, ed al 45% nel 2050. Come detto, la Svezia dovrebbe avere i numeri migliori, avendo già evidenziato come obiettivo per il 2050 una percentuale del 79%.

Altri dati riguardano le percentuali delle varie fonti, con la percentuale più alta, il 39%, fornita da progetti delle Pmi, mentre il 37% arriverà da progetti collettivi messi in atto da cooperative, il 23% dagli impianti "domestici", mentre sarà dell’1% il peso degli impianti degli edifici pubblici.
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